Il suono delle campane, che stavano battendo undici rintocchi, spaventò uno stormo di rondini che si misero a volare in tondo, sopra il campanile, mostrando le loro piccole pance bianche sotto quello smoking nero, quasi si fossero agghindate apposta per l'occasione. Il loro garrire, fece alzare lo sguardo ai pochi invitati e agli sposi, che, sorridendo felici, osservarono quel cielo così azzurro come non si era visto mai.Quante volte Elisa si era immaginata quel momento! L'aveva vissuto nei suoi sogni di bambina, realizzandolo in una fiaba, con tanto di principe azzurro su un bellissimo cavallo bianco, l'aveva rivisto con gli occhi dell'adolescente innamorata e poi l'aveva sospirato, calcolato fin nei minimi particolari, come donna. Voltò lo sguardo verso la chiesa, con un senso di rimpianto, avrebbe dovuto varcarne la soglia con tutti gli onori. Avrebbe voluto oltrepassare quella porta di legno massiccio con il fatidico abito bianco, lo strascico di tulle, il bouquet in una mano e l'altra che stringeva il braccio del padre, mentre la madre si asciugava una piccola lacrima. Avrebbe voluto sentire il penetrante odore d'incenso e di ceri accesi; avrebbe dovuto camminare adagio sul tappeto rosso, osservare la chiesa addobbata con cesti di fiori variopinti mentre Franco le porgeva la mano attendendola sull'altare. Ma quel giorno non era mai arrivato e mai più poteva arrivare. Tirò un lungo sospiro rassegnandosi alla realtà, sorrise al suo compagno che l'aiutava a scendere dalla lussuosa automobile per condurla, al suo fianco, nella sala delle cerimonie del municipio, di fronte al sindaco, che avrebbe officiato la cerimonia. Si voltò ancora una volta verso quel campanile che svettava così imponente in mezzo alla piazza, e così vicino al comune, poi sorridendo al suo compagno si incamminò verso l'entrata...