Questa fiaba la dedicai a mia figlia molti anni fa, la scrissi quando aveva tre o quattro anni. Dopo averle raccontato tutte le storie possibili e immaginabili, comprese alcune leggende epiche, decisi di farne una nuova tutta per lei. Nacque così “Il castello fra le nuvole”. Il titolo mi si addice anche perchè la mia fantasia mi porta spesso ad avere la testa altrove, la scrissi e la stampai leggendola e rileggendola ogni qualvolta lei me lo chiedeva. Poi finì in un cassetto per anni e quasi me ne dimenticai. In questi giorni però è nato Mattia, il mio nipotino e ripensando a questa favola ho deciso finalmente di pubblicarla. Laura Lazzarini, che ringrazio, si è offerta di farmi i disegni ed ecco qui un bel regalo per Mattia che si ricorderà per sempre della sua nonna, ogni volta che sfoglierà questo libro. A lui e a tutti i bimbi che la leggeranno auguro una vita piena di gioie e tanta fantasia...
I SOGNI SON DESIDERI... Chiusi in fondo al cuor... recita una nota canzoncina. Era sempre l'inizio di quelle cassette musicali di fiabe per bambini, che acquistavo molti anni fa per mia figlia. Ogni fiaba era davvero un sogno ad occhi aperti. La fantasia lasciava il posto alla realtà e, come per magia, per tutta la durata della storia, ogni bimbo cavalcava i suoi sogni, a volte addormentandosi prima che finisse. Ogni cassetta spesso era accompagnata da un libricino in cui era ampiamente illustrata la storia e, durante la lettura delle prime pagine, ogni bimbetto formulava una miriade di domande che esulavano dalla fiaba, ma poi, piano piano, entrava, affascinato, nel racconto: si sentiva protagonista e la curiosità di sapere come sarebbe finita la storia lo ammutoliva per tutta la durata della lettura o finché il sonno non prendeva il sopravvento. Attento, con la boccuccia socchiusa, rimaneva ad ascoltare la voce del narratore che animava il racconto fantastico… Gli anni sono passati, i CD hanno preso il posto dei nastri, il computer, con tanto di narratore virtuale ad immagine tridimensionale, ha preso il posto del genitore o dei nonni che pazientemente, la sera, sedevano vicino al lettino del loro cucciolo, ripetendo per l'ennesima volta la stessa fiaba. Ma in questo mondo fatto ormai di tecnologia e di solitudine, voglio ancora pensare che ci sia una nonnina con i capelli bianchi che, tenendo il nipotino sulle ginocchia, apra un grande e voluminoso libro, magari un po' polveroso e, voltando lentamente le pagine, narri al suo nipotino la stessa fiaba che hanno raccontato a lei tanto tempo prima. Voglio ancora pensare che mamma e papà si siedano vicino al lettino e ripetano ogni sera quella storia che hanno imparato a memoria nella loro fanciullezza. Voglio credere che i bambini riescano ancora a sognare il principe azzurro e la bella addormentata nel bosco o il mondo fantastico di Orchi e Streghe, senza compromettere la loro stabilità mentale. Questa è una fiaba fantastica, come quelle di una volta, con il bene e il male, vincitori e vinti, proprio come nella vita, una fiaba che porterà chi la leggerà su un castello fra le nuvole...
IL CASTELLO FRA LE NUVOLE.
C'era una volta un castello incantato, che era situato, per un sortilegio, su di una grande nuvola, era un castello bellissimo in cui abitavano, oltre al re e alla regina, cavalieri, giullari e servi. C'era poi la più bella delle creature, la figlia del re, la principessa Beatrice. la quale però si annoiava a morte a starsene sempre lì da sola. Nonostante a corte spesso si davano bellissime feste, avrebbe voluto andarsene fuori da quel mondo per vedere cosa c'era al di là. Ma non c'erano strade sulle nuvole ai confini della realtà. Era quasi disperata la poveretta, finchè un giorno girovagando per le numerosissime stanze del maniero entrò in quella della torre più alta. Alla sua vista si presentarono numerosi scaffali polverosi pieni di libroni altrettanto polverosi e tanto per distrarsi un po' incominciò a prenderne uno, poi un altro e un altro ancora finchè, ad un tratto, le capitò davanti il grande libro delle magie. In quel grande libro c'era di tutto, dalla cura per il mal di pancia alle più sofisticate ricette per i filtri d'amore, ma quella che attirò l'attenzione di Beatrice era quella che diceva: "MAGIA PER USCIRE DAL CASTELLO INCANTATO". Beatrice era felicissima , avrebbe finalmente potuto dar vita al suo sogno. -" Vediamo un po' cosa dice questa formula.- "....Una scheggia di diamante trasparente, un pizzico di polvere evanescente, due dita d'aceto di vino e una gemma di pino." Filtrare e cospargere al suolo recitando le parole magiche...-" Non ce la farò mai a trovare tutte queste cose" -pensò - Accidenti proprio adesso che ci ero quasi riuscita! Chiuse il libro e mesta lo ripose dove lo aveva trovato. Più sconfortata che mai incominciò a scendere le scale che dalla torre portavano alle scuderie, il suo posto preferito: Beatrice infatti quando si annoiava andava giù alle scuderie dove c'erano i suoi migliori amici, tanti bei cavalli dal manto bianco, nero, sauro e lì passava la giornata, cavalcando intorno alle mura del castello oppure si fermava a parlare con ognuno di loro, ed essi non potendo rispondere, si limitavano ad annuire o a nitrire. Beatrice aveva in quei giorni 15 anni e il padre, Re Mikos, pensava di darla in sposa a qualche nobile che viveva a corte, ma la ragazza la pensava in tutt'altro modo. Quel giorno si sentiva proprio triste. – Buon giorno amici miei- disse accarezzando il muso a Bruco, il cavallo bianco- Sono proprio stanca di stare sempre in questo posto, non succede mai nulla, al di là delle mura ci sono solo nuvole, che barba!- – Bruco annui con la testa come se avesse capito- Beato te che non hai problemi, e anche tu Nico - disse rivolgendosi al cavallo nero- Sei felice qui vero?- e anche Nico annui - Adesso vi dico un segreto: sapete su alla torre ho trovato un gran librone di magia e tra tutte c'è una formula per uscire dal castello, ma non so proprio dove andare a prendere tutte quelle cose per fare l'incantesimo.- Beatrice ancora più sconfortata che mai scoppiò in lacrime e a nulla valse la compagnia dei suoi amici per confortarla. -Beatrice perchè piangi tanto?- sibilò una vocina che veniva chissà da dove.- Non serve piangere dai calmati!- Beatrice sbalordita e anche un po' spaventata domandò: Chi sei, dove sei?- Sono quassù e mi chiamo Camillo.- La fanciulla guardò in alto e vide ,appollaiato su di un trave il gufo che aveva parlato. - Ma...ma tu...tu mi conosci?- Certo è da quando sei nata che ti seguo in ogni tuo passo, tu non mi hai mai visto però ti ho sempre aiutato senza farmi notare, ma vedo che adesso la cosa si fa più seria. -Così dicendo volò un po' più vicino a Beatrice che lo guardava con la bocca aperta per lo stupore. - Come dicevo, mia cara, questa volta hai proprio bisogno di tutto il mio aiuto, allora dimmi un po' perchè ti affanni tanto per andar via da qui?- Oh gufo se è vero che tu mi puoi aiutare devi metterci tutto il tuo impegno perchè uscire da questo castello è impossibile. - Non ti trovi bene qui Beatrice? - Si però mi annoio, tutti i giorni la stessa vita, le stesse cose, voglio un po' vedere cosa c'è fuori da questo mondo, ma come fare?- Nel libro che hai trovato sulla torre c'è l'incantesimo quindi..." - Già che intelligente sei, se sapessi fare l'incantesimo sarei già andata via di qui, non ti pare? Ma che ne sai tu che sei soltanto un vecchio gufo!- Beatrice, ragazza mia, ci vuole pazienza, vediamo un po' con calma. Innanzi tutto vediamo cosa c'è scritto nel libro delle magie poi decideremo.- La fanciulla rincuorata annui e seguì il gufo che aveva ripreso la strada della torre. Nella stanza del trono intanto sua maestà, re Mikos e la regina Stella stavano discutendo proprio sul futuro della loro figliola. -....Ci sarebbe il principe Ruco che ha già chiesto la mano di Beatrice più volte ma è troppo giovane- disse il re - Il conte Amos è più vecchio ma non saprei se è più interessato a Beatrice o alla sua dote!- A proposito - chiese la regina- dove si è di nuovo nascosta? Beatrice, Beatrice, dove sei?- Possibile che non c'è mai!- Sarà alle scuderie come al solito- rispose il re. Il conte Amos, che aveva origliato alla porta della stanza reale, si fregava le mani e già pregustava il giorno delle nozze. Era un personaggio con occhi e capelli neri con una barba lunga lunga e appuntita che finiva all'insù come un uncino, quando parlava la sua voce, un po' rauca, usciva come una cantilena, indossava lunghi pastrani e camminava strisciando i piedi, era convinto di sposare la figlia del re ma forse non sapeva che lei lo odiava. Allora apri un po' questo libro e fammi leggere la ricetta magica- disse il gufo che era arrivato sulla torre prima di Beatrice. - ...Vediamo, una scheggia di diamante trasparente, questo so dove trovarlo, un pizzico di polvere evanescente... questa è un po' più difficile.... due dita di aceto di vino, bè questo lo sai anche tu dove trovarlo... e una gemma di pino... se siamo un po' fortunati troviamo anche questa. Adesso però è tardi e le loro maestà ti stanno aspettando, domani mattina all'alba incominceremo la ricerca, vai adesso e sogni d'oro! -Buonanotte gufo, spero di riuscire a dormire, ci vediamo domani! Così dicendo stampò un grosso bacio sul naso del gufo e usci correndo finalmente contenta. Fu una notte agitata, il letto sembrava pieno di spine, non riusci' a chiudere occhio, aspettava con ansia il sorgere del sole finchè sfinita si addormentò pochi minuti prima che il gufo venisse a svegliarla. - Hei, allora ci alziamo o no?- E' l'alba e dobbiamo partire per la nostra caccia al tesoro, sei sveglia?- gridò svegliandola di soprassalto e mentre la poveretta si accingeva a vestirsi egli si trastullava pulendo gli occhiali con un grande fazzoletto a pois bianchi e rossi. - Eccomi qua, sono pronta, possiamo andare. - Va bene allora, gambe in spalla e via!- Si incamminarono verso l'uscita cercando di non fare rumore. Amos che si era alzato come tutte le mattine molto presto e sentendo vociare in camera di Beatrice, perfido e curioso come sempre si mise ad osservare i due compagni che lasciavano il castello , intuendo che doveva esserci qualcosa di serio per far alzare la principessina così presto, li seguì senza farsi sentire. - qui sotto deve esserci qualcosa di grosso, dove se ne va Beatrice così presto con quell'uccellaccio dietro?-si domandò - A me non sfugge nulla! - Camillo non andare così in fretta, non riesco a starti dietro, ma.... dove mi porti? - Lo vuoi il diamante trasparente o no, e allora muoviti che la strada è lunga! -Ah lo sapevo che c'era sotto qualcosa! Se ho sentito bene quel volatile ha parlato di diamante!- pensò Amos mentre gli occhi già gli luccicavano per l'avidità. - Certo che voglio il diamante, ma tu voli ed io devo camminare, anzi correre, non puoi volare...più adagio? - E va bene andrò più piano. Uscirono dal lungo corridoio e incominciarono a scendere i gradini che portano alle segrete, dieci, venti, trenta e scendevano scendevano, pareva non finissero mai, Beatrice era già stanca, le dolevano i piedi ma doveva continuare se voleva raggiungere il suo scopo, e dietro di lei, non visto, Amos fregandosi di tanto in tanto le mani li seguiva. Poi in fine si trovarono in un vasto cortile quadrato , in ogni lato Beatrice contò cinquanta piccole finestrelle con le inferiate e un grosso portone che dava accesso alle prigioni. - Che posto è questo, non l'ho mai visto chiese la fanciulla al gufo. - Ma dove si trova il diamante? -Abbi pazienza e seguimi.- Attraversarono il portone e si trovarono in un lungo corridoio nel quale si aprivano tante piccole porte tutte uguali, le attraversarono tutte finchè arrivarono all'ultima in fondo, senza maniglia e senza serratura, eppure chiusa ermeticamente. - "E qui finisce il viaggio"- disse Beatrice. - "Tu chiacchieri troppo" -rispose il gufo-" Invece di parlare la vedi quella pietra che sporge dal muro?: Bene allora spingila con tutte le tue forze. "- Beatrice ubbidì e sentì che sotto le sue piccole mani che la pietra si spostava e la porta si stava aprendo, aveva il cuore che le batteva forte dall'emozione e dallo sforzo fatto, e restò stupefatta quando ai suoi occhi si presentò una scena inconsueta. Quello che sembrava una cella si rivelò un'enorme caverna alle cui pareti erano incastonate migliaia e migliaia di pietre preziose. -Oh che meraviglia, ma tu come lo sapevi? - Beh, vedi Beatrice questo castello non è sempre stato qui su queste nuvole, un tempo era anch'esso come tutte le cose sulla terra in un bellissimo luogo vicino ad un fiume, la vita scorreva felice finchè un giorno tuo padre disse che era giunto il momento di prendere moglie, diede un grande ricevimento a corte e si presentarono tutti i re dei paesi vicini con le loro figlie per offrirle in sposa a re Mikos. Tuo padre come ben sai, tra tutte quelle fanciulle scelse la principessa Stella, tua madre, la più bella di tutte, allora il re Scorpio che era anche un perfido mago cattivo si sentì così offeso perchè tuo padre rifiutò la figlia che lanciò un anatema e con la sua perfida magia sollevò il castello e lo fece adagiare quassù su queste nuvole, e questo durerà finchè una forza più grande della sua lo farà tornare sulla terra , e da allora sono passati ben sedici anni......- Ma chi riuscirà a riportare tutto come prima? E chi avrà una forza così grande da rompere l'incantesimo?- Eh ,questo ancora non si sa ma una cosa è certa, che se tu riesci ad uscire da questo castello sarà già un passo avanti, ma ora sbrigati e prendi il diamante.- Amos che aveva sentito tutto decise che quelle pietre dovevano essere sue e se fosse riuscito ad andarsene dal castello, sarebbe stato l'uomo più ricco del mondo. -"Devo sapere quella formula"- ghigno' fregandosi le mani. - Ecco qua gufo, prendo questo piccolo diamante per la pozione, ora andiamo a cercare il secondo ingrediente, ma dove sarà mai?- Io credo di sapere dove lo possiamo trovare, ma purtroppo dobbiamo aspettare domani che c'è la luna piena, prima del tramonto troveremo anche la polvere evanescente, adesso è meglio andare o tuo padre ti manderà a cercare dalla servitù, e la strada è parecchio lunga per tornare, per te che hai solo due gambette. Così dicendo i due compagni ripresero la strada del ritorno mentre il conte Amos si apprestava a riempirsi le tasche di pietre preziose. Beatrice tornò appena in tempo nella sua stanza che la dama di compagnia stava arrivando con la colazione, non accorgendosi perciò della sua scappatella.-"Buon giorno principessa," disse accennando appena un inchino- "la sua colazione è pronta, sono le otto e suo padre mi ha pregato di riferirvi che desidera vedervi dopo colazione."- "Uffa, chissà cosa vuole"-, "Va bene andrò, grazie Lucrezia puoi andare." La fanciulla mangiò avidamente, la lunga passeggiata le aveva messo appetito, dopo di che si mise in ordine e si avviò alla grande stanza del trono per ascoltare il padre. -Buon giorno padre, mi volevate parlare?- chiese inchinandosi davanti a lui. - Buon giorno Beatrice, ti ho mandata a chiamare perchè ho deciso che è giunto il momento per te di prendere marito, la prossima settimana in occasione del tuo sedicesimo compleanno inizieranno i festeggiamenti a corte, potrai così scegliere il tuo futuro sposo, beh certo che in questo posto non ce ne sono molti di pretendenti, ma io divento vecchio e tu devi succedermi al trono!. -Oh padre che dite, siete ancora molto giovane per fare questi progetti, ed io non mi sento ancora pronta per prendere marito, aspettiamo ancora Vi prego!. - No mia cara, ho deciso, per la fine del mese, cioè tra tre settimane, dovrà svolgersi la cerimonia nuziale, ora vai pure, arrivederci Beatrice e cerca di essere puntuale per il pranzo. Sua maestà non avrebbe voluto imporre alla figlia ciò che doveva o non doveva fare, ma veramente lui si sentiva vecchio e stanco e l'idea di avere qualche nipotino che girasse per il castello lo allettava molto, e in secondo luogo non poteva lasciare quel castello tra le nuvole senza un governante. Dopo quella notizia la fuga dal castello per Beatrice era la sua ultima speranza, non aveva certo l'intenzione di sposarsi e poi tutti quelli che abitavano a corte li aveva già conosciuti ed erano tutti brutti e vecchi. -"Speriamo di riuscire a trovare anche gli altri elementi" - pensò - cosi me ne vado e non sposo nessuno. Arrivò così il momento del pranzo, Beatrice cerò ancora di dissuadere i genitori dell'insana proposta ma non ci fu verso, decise così di coricarsi nella sua stanza a pensare in attesa di ripartire alla ricerca della polvere, ma contrariamente a ciò che aveva deciso, il sonno prese il sopravvento e fu di nuovo il suo amico gufo a svegliarla. - Si svegliò stropicciandosi gli occhi con le mani, aveva ancora sonno ma presto riemerse alla realtà e tutti e due uscirono . - "Da che parte si va Camillo?" -" Questa volta si sale"- disse il gufo aggiustandosi gli occhiali sul naso. - Dobbiamo arrivare a quella torre lassù, quella a destra , la più alta. -"Si ma non c'è mai stato nessuno lassù, sarà tutto chiuso ormai!"- "Non ti preoccupare e cammina"- ordinò , e Beatrice mossa dalla curiosità prese a camminare più svelta. C'erano più di cinquecento scalini, per arrivare sulla cima di quella vecchia torre, ma ce la mise tutta e ci riuscì. Giunti all'ultimo gradino le si parò davanti una massiccia porta di legno. -"Te l'avevo detto che poteva essere chiuso, e adesso che facciamo? "- Il gufo senza risponderle cavò di tasca una chiave e la porse alla fanciulla che meravigliata la infilò nella toppa e aprì. Lassù tirava un forte vento che la fece rabbrividire di freddo- Ma gufo dov'è questa polvere? - Aspetta un attimo e vedrai. La luna era già alta in cielo, il sole stava tramontando con i suoi intensi colori caldi dietro l'ultima nuvoletta giù in fondo quando improvvisamente un raggio di luna illuminò la torre e nella sua scia brillavano tante piccole stelline dorate che danzavano nell'aria. -"Su sbrigati prendi un po' di questa polvere e mettila nella scatola che ti ho dato , prima che svanisca tutto"- Urlò il gufo, e la fanciulla quasi ipnotizzata da ciò che stava accadendo ubbidì, aprì la scatola e incominciò a metterci dentro tante microscopiche stelline. -Evviva gufo, anche il secondo ingrediente l'abbiamo trovato, ma il terzo è più difficile, dove lo troviamo un pino che abbia le gemme in questa stagione, e qui sulle nuvole? "- "Aspetta e vedrai "-rispose Camillo. E di Amos ci siamo dimenticati? Il perfido ometto aveva spiato e perciò era a conoscenza del segreto di Beatrice, però astutamente decise di aspettare il momento propizio per impossessarsi della ricetta magica e andarsene così dal castello, con tutte le pietre preziose che sarebbe riuscito a prendere avrebbe fatto la vita del nababbo in qualsiasi luogo fosse capitato. -"Sarò ricco e felice"- pensava e potrò andare dove mi pare. Camillo e Beatrice scesero contenti dalla torre con la scatola piena di polvere evanescente ma purtroppo mancava ancora la gemma di pino. In un posto dove non esistevano alberi era impossibile trovarne una ! -"Senti gufo dove si può trovare questa gemma di pino se qui non c'è neanche una foglia?"- -"Non perdere tutte le tue speranze Beatrice, ti ho detto che la troveremo e vedrai che ci riusciremo, abbi fiducia, ma per oggi è impossibile, dobbiamo rimandare a domani, ci vediamo giù alle scuderie alle quattro, e cerca di essere puntuale almeno una volta, ciao Beatrice, buona notte e sogni d'oro."- Si salutarono e la principessina ritornò nella sua stanza, e si mise a pensare.....-" Se domani troviamo l'ultimo ingrediente potrò dire la formula magica e potrò andarmene da qui potrò viaggiare , vedere chissà quali cose, certo avrò un po' di nostalgia dei miei genitori, ma forse avrò modo di rivederli ancora.... beh adesso è meglio dormire in fretta così domani arriverà presto!...... Si addormentò quasi subito e fece un sonno tranquillo finchè il sole con i suoi raggi filtrando attraverso le imposte la svegliarono. -Ah che bella dormita, oggi è il gran giorno perciò devo sbrigarmi.- Fece colazione andò nella sala del trono a salutare le loro maestà poi andò a giocare con i suoi amici, ma le ore sembrava non passassero mai. Venne anche l'ora di pranzo e si annoiò moltissimo nello starsene seduta per tutto quel tempo. Quando il pranzo finalmente finì chiese il permesso di alzarsi da tavola e se ne andò di corsa alle scuderie a parlare con i suoi cavalli, e il tempo piano piano passò. Arrivarono le quattro ma di Camillo neppure l'ombra, in compenso c'era poco più distante, e ben nascosto, il Conte Amos che aspettava anch'egli di sapere dove fosse questo misterioso ingrediente. -"Camillo dove sei?"- urlò Beatrice,- sono già qui da mezz'ora e lui non c'è chissà dove si è cacciato, tu ne sai qualcosa Bruco?- Il cavallo scosse la testa, anche lui non ne sapeva nulla. Sconsolata Beatrice si mise seduta, mentre due grossi lacrimoni le scendevano sulle guance. -Mi ha ingannata, come ho fatto a fidarmi di un gufo? pensò, ma in quell'istante udì uno sbattere di ali, guardò in alto e vide Camillo che stava arrivando. - "Oh gufo, pensavo di non vederti più, ma dove sei stato?"- "Beatrice, Beatrice, perchè così poca fiducia? Sono stato un po' in giro a vedere se trovavo qualcosa"- E cosa hai trovato?"- "Seguimi, non è distante questa volta". La fanciulla, come le altre volte si mise a correre dietro a Camillo, mentre a sua volta, non visto, era inseguita dal perfido Amos. Fu grande la sorpresa della piccola principessina quando si ritrovò nella regale camera da letto di sua maestà re Mikos- Gufo saggio, ma che ci facciamo qui? Questa è la camera delle loro maestà perchè mi hai portato qui?- Guardati bene intorno e capirai-. Beatrice non era mai stata nella camera dei suoi genitori e fu con immensa gioia e meraviglia che vide accanto alla finestra alcune piantine in vasi coperti da campane di vetro aperte sulla sommità. Tra questi c'erano un melo, un ciliegio, un pino e tante altre piantine tutte in miniatura, piccole, piccole, ma ciò che attirava l'attenzione di Beatrice e del suo amico gufo era la piantina di pino, che aveva un'unica piccola gemma. -" Gufo saggio, ma chi l'avrebbe mai immaginato che proprio qui c'era la gemma di pino"- Gridò Beatrice eccitata più che mai. -"Già ma adesso stai attenta, prendila piano piano senza rompere il vetro...."- Improvvisamente la porta si spalancò e Amos irruppe nella stanza urlando: -"Ferma, quella gemma è mia!"- I due amici restarono di sasso: come faceva Amos ad essere lì in quel momento e per di più essere a conoscenza della magia?- "Amos che vuoi, perchè sei qui?"- Ho sentito tutto bella principessa, ma il tuo piano a quanto pare non è così perfetto, me ne andrò io lontano da questo insopportabile luogo, e farò una vita da nababbo con tutte quelle gemme preziose, tu sei ancora una mocciosa e poi devi sposarti fra pochi giorni"- Continuò ridacchiando Amos- "Che faresti tu povera piccina fuori nel mondo quando qui hai tutto quello che una mocciosetta come te può desiderare, hi,hi,hi, addio miei cari!"... E così dicendo aprì la teca di vetro prese la gemme e in un battibaleno sparì lasciando attoniti Camillo e Beatrice i quali non riuscirono ad aprir bocca per alcuni minuti, tutto il tempo necessario affinchè Amos potesse fuggire tra i meandri del castello. Ripresasi dallo stupore Beatrice si rivolse al gufo: - "E adesso che facciamo?"- "Già che facciamo? Dobbiamo pensare subito a qualcosa perchè se Amos riesce ad andarsene sarà l'unico che potrà farlo, dato che l'incantesimo è valido per una volta sola!"- Rispose il gufo. - "Cosa? Vuoi dire che l'incantesimo non è ripetibile?"- Chiese sbalordita la fanciulla- "E' proprio così mia cara,"- Rispose mesto Camillo - Dobbiamo perciò fermare subito Amos"- Si, ma come? "- "Beh non avrà certo tutti gli ingredienti no? La polvere evanescente per esempio non può averla perchè quella sera che l'abbiamo presa noi, lui c'era e se trovasse la chiave per salire lassù dovrebbe aspettare in ogni caso domani sera quando ci sarà di nuovo il raggio di luna che illumina la torre e porta con se la polvere evanescente, ed è lì che lo fermeremo.- E' vero gufo, hai ragione, abbiamo ancora un po' di tempo ma come facciamo a fermare quell'essere odioso?- Lasciami pensare - rispose- intanto usciamo di qui. I due amici sconsolati si avviarono verso le scuderie, il luogo preferito di Beatrice a pensare come poter fermare il perfido Amos. Beatrice e Camillo se ne stettero per un bel po' a pensare, ma il tempo trascorreva e non succedeva nulla, finchè.....- "Ho trovato Beatrice, mi è venuta un'idea!"- "Davvero gufo e quale?"-Vieni con me svelta te lo spiego mentre andiamo, dimmi solo dove possiamo trovare uno specchio molto grande."-" Uno specchio, ma a che ti serve? "-" Vieni con me ti dico non c'è molto tempo. - Beatrice indicò al gufo dove poteva trovare uno specchio e una volta preso si avviarono verso la torre. - "Vedi Beatrice, se riusciamo a mettere lo specchio in posizione strategica in modo che il raggio di luna venga riflesso sul vetro, la scia luminosa rimbalzerà e Amos non riuscirà a prendere la polvere evanescente almeno per un paio di giorni!"- E' vero, però hai avuto una bella idea!"- Così dicendo il gufo saggio aiutato dalla bella principessina mise lo specchio in una posizione tale da far rimbalzare indietro il raggio di luna. Potete immaginare la faccia di Amos quando la sera stessa cercò di prendere la preziosa polvere, così pur imprecando dovette rinunciare, almeno per il momento, all'impresa. Passarono così altri due giorni e spuntò anche una nuova gemma di pino dall'alberello tenuto a stretta sorveglianza da Camillo. Ora c'erano tutti gli ingredienti per la pozione magica, così la sera stessa i nostri amici avrebbero potuto andarsene dal castello tra quelle nuvole. Il luogo prescelto per il rito fu proprio la stanza nella quale Beatrice trovò il gran librone. Adesso non mancava proprio nulla, c'erano il diamante, la polvere evanescente, la gemma di pino e l'aceto di vino. "Allora Beatrice sei pronta?" - Disse con emozione il gufo,-" Questa è la grande serata."-" Si amico mio, sono pronta, ho anche lasciato una lettera ai miei genitori affinchè sappiano del viaggio che ho intrapreso e non si preoccupino molto. Anche se a dire il vero mi piacerebbe portare anche loro fuori da questo castello, ma purtroppo non è possibile. "- rispose Beatrice molto emozionata, la partenza la eccitava, ma la rattristava il fatto di dover lasciare i propri genitori che in fondo le volevano un gran bene. - "Forza dunque incominciamo. E' ora." - Prese tutti gli ingredienti e li mise in un grande mortaio e con l'apposito pestello incominciò a mescolare e frantumare e pestare e pestare, affinchè non diventò magicamente tutta una polvere scintillante. E come suggeriva il librone magico, la cosparse tutta intorno a sè formando un cerchio ma il momento solenne fu quando dovette dire le parole magiche, ad alta voce Beatrice enunciò :- Aulì Aulò, da questo castello incantato uscirò...."- Tutto d'un tratto una nuvola d'oro avvolse la stanza e tutti gli oggetti che vi erano dentro incominciarono a volteggiare nell'aria formando un vortice che risucchiava ogni cosa compresa Beatrice e Camillo, abbastanza sconvolti, poi si fece tutto buio e i nostri amici scomparvero nel nulla per riapparire nel bel mezzo di un boschetto in chissà quale parte dell'universo. Ci volle qualche minuto affinchè si riprendessero dallo sgomento. Beatrice si guardò intorno meravigliata, non aveva mai visto niente di simile in tutta la sua vita, alberi alti e coperti di foglie verdissime le apparvero davanti, e sotto i suoi piedi morbida, fresca e profumata erba. Ma non vide Camillo intorno a sè, dove mai era finito? Alzò lo sguardo e lo vide disteso su un grosso ramo a pancia sotto con gli occhiali che pendevano da una parte, doveva aver preso una bella botta poichè era ancora un po' intontito. Intanto Beatrice aveva visto al limite del bosco giù verso la pianura alcune case e un campanile, decise che quella sarebbe stata la loro prossima tappa allorchè Camillo si fosse ripreso, ma non dovette attendere molto. -"ohi, ohi, che botta ragazzi!, Beatrice dove sei? "- Chiese con un fil di voce- -"Sono quaggiù Camillo, come ti senti? Ci sono delle case là in fondo che ne diresti se andassimo a dare un'occhiata?"-" Va bene Beatrice, ma prudenza, non sappiamo nulla, nè dove siamo, nè in che epoca siamo- Così dicendo volò giù accanto a Beatrice e piano piano presero il sentiero che portava al villaggio. Pareva un paese come tanti altri, anzi sembrava persino una parte del vecchio castello, per la strada si affaccendavano cavalieri e cavalli, dame e signorotti, contadini con i loro armenti. E fuori dalle botteghe ognuno esponeva il frutto del proprio lavoro, il fornaio vendeva il pane appena sfornato, il pescivendolo mostrava il pesce appena pescato, il fabbro forgiava sull'incudine ferri incandescenti, il maniscalco ferrava i cavalli che si erano azzoppati, dei cavalieri, e così via. I nostri amici capirono dunque che l'epoca era la stessa. Con un po' di emozione Beatrice si decise ad interrogare qualcuno del posto. - "Buongiorno madamigella sarebbe così gentile da dirmi che paese è questo?"- - Non siete di qui vero? Questo è il paese di Lagoscuro, si chiama così perchè appena fuori dalle mura del villaggio si trova un piccolo lago che è talmente profondo da avere il colore dell'acqua quasi nero, però è pieno di pesci, e voi ditemi da dove venite? Titubante Beatrice rispose- Ehm, vengo dal castello di re Mikos- Deve essere molto distante. replicò la damigella - poichè non ne ho mai sentito parlare e ditemi di grazia, come mai siete in questo posto?- Beatrice non fidandosi pienamente della sconosciuta, tagliò corto rispondendo : - E' una lunga storia, un giorno ve la racconterò, dite dove posso trovare una sistemazione per la notte? - Cara fanciulla, siete proprio fortunata, ho giusto una stanza vuota , mio figlio è partito in cerca d'avventura e chissà quando ritornerà, ed io sono sola e un po' di compagnia mi farebbe piacere, ah dimenticavo il mio nome è Teresa. - Io mi chiamo Beatrice, questo è Camillo.- Disse indicando il gufo che stava appollaiato sulla sua spalla e sono molto felice di poter dividere con voi la vostra casa. Così dicendo Si avviarono tutti verso la modesta dimora di Teresa, stanchi ma felici. Chissà cosa sta succedendo intanto nel castello tra le nuvole? Andiamo a dare un'occhiata..... Seduta sul regale trono la regina madre leggeva e rileggeva la lettera di Beatrice: Cari mamma e babbo, vi sembrerà strano ma quando leggerete questa mia lettera io sarò molto lontano e non so neppure dove, forse vi recherò un grande dispiacere, ma ho deciso così perchè non posso sposarmi con uno che non mi piace e dato che ne avevo l'opportunità ho preferito vedere un po' di mondo al di fuori di quel castello tra le nuvole, dove non succede mai niente. Non state in pensiero per me, sono sicura che un giorno o l'altro ci potremo rivedere. Non vi dimenticherò perchè sarete sempre nel mio cuore ovunque io sia. Vi abbraccio tanto tanto. Beatrice. - Povera figlia mia chissà che farà a quest'ora, dove si troverà, che possiamo fare noi, marito mio? - Chiese rivolgendosi a re Mikos il quale se ne stava davanti alla finestra senza vedere nulla perchè i suoi occhi l'avevano portato ai tempi in cui era giovane e felice di giocare con la piccola Beatrice, appena poteva; ed era così assorto che la regina dovette ripetere la domanda. -Non so moglie mia, Beatrice è riuscita chissà come a trovare una magia, di cui io stesso ignoravo l'esistenza, e da quanto ho visto è irripetibile, solo un miracolo potrà farci riavere la nostra bambina:- -Stella, la regina, si sentì stringere il cuore e grosse lacrime le incominciarono a scorrere lungo le gote, era affranta, amava molto la figlia e il solo pensiero di non vederla più la faceva stare male. - Fatti coraggio mia cara- le disse il re accarezzandole i lunghi capelli morbidi, che le scendevano sulle spalle. -Non dobbiamo perderci d'animo, purtroppo siamo costretti a stare su queste nuvole, ma sono sicuro che prima o poi torneremo anche noi sulla terra.- Stella guardò con affetto il marito ma in cuor suo non era altrettanto sicura che avrebbe rivisto la sua cara Beatrice. I giorni e i mesi passavano anche per la fanciulla e il gufo, ormai si erano talmente ambientati nel nuovo villaggio come se fossero vissuti li da sempre. Teresa era una brava donna, aveva insegnato a Beatrice come cucinare, cucire, riordinare la casa e lei imparava ogni cosa con diligenza. Passarono anche alcuni anni e la principessa ormai aveva raggiunto i 18 anni, e si era fatta proprio una bella donna, tanto è vero che ogni mattina quando si recava alla fonte per prendere l'acqua i giovanotti del paese facevano a gara per offrirsi a portarle la brocca piena, ma lei puntualmente rifiutava la cortesia finchè un giorno.... -Buona giornata madamigella, sono stanco ed assetato, mi farebbe la cortesia di farmi bere un po' d'acqua fresca dalla sua brocca?- Beatrice, che era inginocchiata ai bordi della sorgente alzò lo sguardo e rimase incantata, davanti ai suoi occhi apparve un bellissimo cavaliere, aveva il volto stanco,, la barba lunga di qualche giorno, ma alla ragazza parve un angelo, come quelli che vedeva dipinti in chiesa ogni domenica mattina, allungò la mano per prendere la brocca che lui le restituiva, quando le loro mani si sfiorarono, Beatrice provò una strana sensazione e diventò rossa in viso. - Grazie,- disse il giovane - Voi siete molto gentile posso sapere il vostro nome? - Ella riuscì a malapena a balbettare il suo nome che, senza riempire nuovamente la brocca , scappò via. Il ragazzo si mise a ridere... -Bella ma scontrosa- pensò, saltò sul suo cavallo e se ne andò. Beatrice intanto tornando verso casa diceva tra sè e sè :-che sciocca sono stata, quel giovanotto non avrà avuto certo una buona impressione, forse le sarò sembrata persino maleducata, che stupida, non dovevo proprio comportarmi così, chissà chi era, di certo non lo rivedrò più, gli avessi almeno chiesto il nome! Sono proprio una stupida!- Tornata a casa si mise a sbrigare le faccende domestiche ma il suo pensiero era sempre là alla sorgente, su quel volto angelico di quel bel cavaliere, pure il gufo che le stava sempre vicino capì che a Beatrice era successo qualcosa. - Che hai oggi?" Mi sembri un po' distratta"- chiese -"Nulla"- rispose lei arrossendo e si mise a canticchiare mentre lavava la verdura per il pranzo. La mattina seguente si recò nuovamente alla fonte con la speranza di ritrovare il giovane, ma rimase delusa quando vide che non c'era nessuno. -..." Si vede che era proprio un angelo del paradiso e adesso è ritornato lassù"- pensò in cuor suo. Si chinò come sempre per attingere l'acqua quando vide riflessa un'immagine, si alzò di scatto e con gioia vide il suo angelo. -" Buon giorno Beatrice "- disse lui. Le pareva di sognare. Era addirittura più bello del giorno precedente, era pulito, sbarbato, ben vestito e una nera ciocca di capelli gli sfiorava la fronte. Posso accompagnarvi a casa e portarvi la brocca piena d'acqua se volete! Innanzi tutto mi presento, il mio nome è Athos e sono tornato proprio ieri dalla guerra. "- "Non sapevo che ci fossero guerre" - dichiarò Beatrice. - "Già, anch'io pensavo la stessa cosa, ma mi sono dovuto ricredere, ho combattuto per il re Filippo III, che ha il suo regno oltre quelle montagne laggiù."- "Dovete aver fatto molta strada dunque!" - "Si ma vedo che alla fine sono stato ben ripagato incontrando voi madamigella!"- La ragazza arrossì e sorrise, era veramente imbarazzata, non sapeva cosa dire, poi chiese:- E dove abitate adesso? - Abito qui in fondo al villaggio e voi? "- Io sto con Teresa, è sola, aspetta il figlio, che è partito, da così tanti anni che forse ha perso ogni speranza di vederlo tornare."- Si, mi ricordo partì qualche giorno prima di me, l'ho visto e credo stia per tornare." -Davvero?- gridò entusiasta Beatrice- Ma è fantastico, dobbiamo andare subito a dirlo a Teresa, ne sarà felice!" Senza accorgersene prese la mano del giovane e lo trascinò letteralmente via. I due ragazzi giunti a casa informarono subito Teresa che il suo figliolo sarebbe tornato quanto prima ed ella si ripromise di fare una grande festa, se il Buon Dio le avesse dato questa gioia. Il figlio ormai era tutta la sua vita ed ora non stava più nella pelle dalla felicità tanto da non credere alle parole del giovane Athos. -"Ma dite sul serio messere, avete visto veramente il mio Orlando laggiù in quelle terre lontane e gli avete parlato? - Madonna non state così in ansia, Orlando è un baldo giovane e quando lo vidi era un po' stanco e un po' ammaccato, ma vivo e vegeto, vedrete che presto tornerà.- Ho pregato tutti i santi perchè ciò avvenga e spero proprio di essere accontentata. Ma vedo che avete fatto amicizia con Beatrice, siete stato molto cortese nell'aiutarla a portare l'acqua." - "E' stato un piacere per me aiutare una così splendida creatura." Disse egli sorridendo alla fanciulla che per l'imbarazzo gli aveva voltato la schiena mettendosi ai fornelli. "Se volete restare per il pranzo sarò molto felice. -Disse Teresa e a quelle parole per poco Beatrice non svenne, il cuore le batteva all'impazzata. -"Ma che mi sta succedendo?"- pensò -" Non mi sono mai sentita così, come mai mi sento così strana, starò forse male!"- "Allora Beatrice che ne dite Voi?" Le parole del giovane la fecero sobbalzare, era talmente presa dai suoi pensieri che non aveva neppure sentito ciò che il giovane le stave dicendo.- Cosa? Ah si, per me va bene, la padrona di casa è Teresa"- balbettò lei. - "Bene allora fra poco si pranza"- replicò Teresa. -"Intanto mi farebbe la cortesia di prendere un po' di legna nella legnaia?"- E mentre Athos si avviò Teresa sorridendo guardò Beatrice dicendole: - "Su figlia mia, non essere così impacciata, prima o poi dovevi conoscere un uomo, ed è meglio che sia un bel giovane come lui non ti pare?"- "Oh ma Teresa che dite, io non ho mai pensato a niente del genere, come potete pensare che io..." In quell'istante si apri' la porta ed entrò il ragazzo carico di legna e anche un pò affaticato, poichè per far piacere alle due signore si era fermato a spaccarne un po'. Il pranzo fu squisito e mentre Teresa non faceva altro che chiedere informazioni sul suo figliolo, Beatrice ripensava a ciò che le aveva detto poco prima la padrona di casa e così di riflesso le venne istintivo ripensare a casa sua, e ai suoi genitori, a Bruco, Nico e a tutti i suoi amici . -"A che state pensando madamigella? "- chiese Athos, -"perchè questa faccia triste?- Oh, nulla per un attimo ho pensato ai miei genitori. A questo punto Beatrice raccontò tutta la storia al giovane il quale si ripromise di fare qualcosa. -"No, non c'è niente da fare, forse sono stata una sciocca a voler fuggire dal castello."- Così dicendo scoppiò a piangere e Teresa ed Athos cercarono di consolarla come potevano. Passarono i giorni e i due ragazzi si vedevano spesso e Teresa, che ormai faceva da madre a Beatrice, era contenta, aveva perfino suggerito al giovane di sposarla, ma Beatrice avrebbe voluto farlo con la presenza dei suoi genitori, perciò evitava questo argomento ogni qual volta se ne parlava. -"Beatrice, figliola mia- le disse un giorno Teresa, sono già due anni che sei qui e conosci Athos da un bel pezzo, e da quanto ho visto Vi volete bene, cosa ti impedisce di sposarlo? Lo so vorresti una cerimonia con i tuoi genitori ,ma credo che a questo punto non sia più possibile perciò devi deciderti , non credo che Athos voglia aspettare ancora a lungo. - "Si avete ragione Teresa lo so che forse i miei genitori non li rivedrò più ma non ho perso la speranza, ricordo ancora le parole del gufo saggio: l'anatema si scioglierà soltanto quando ci sarà una forza più grande della magia di re Scorpio e non credo che troveremo mai uno più forte di quel perfido mago, eh già dovrò proprio prendere una decisione."- Dopo essersi consultata anche con il gufo saggio Beatrice decise di dire ad Athos che era pronta per il matrimonio ma per la data da fissare avrebbe aspettato ancora un po'. La primavera stava per finire e le giornate si allungavano e la sera si poteva stare fuori un po' di più. Accadde perciò che una sera Beatrice, Athos e Teresa passeggiavano per la via principale del paese, guardando le bancarelle degli artigiani quando Teresa si fermò ad osservare un cavaliere che arrivava supino sulla groppa del cavallo, il quale se ne camminava stancamente, di certo doveva aver percorso molta strada. Quando il cavaliere fu a fianco della donna questa si mise ad urlare:- "Orlando, figlio mio, sei tornato, mio Dio sei proprio tu, sei tornato, ma sei ferito ?- Il ragazzo alzò il capo lentamente e guardò Teresa, aveva la barba molto lunga e incolta. gli abiti sporchi e logori, nel suo sguardo si rispecchiavano i lunghi mesi di guerra e la fatica del viaggio, ma sorrise alla madre. - "Madre mia, finalmente sono qui.- Non ebbe il tempo di dire altro poichè svenne, Athos e Beatrice aiutarono Teresa a portare a casa il giovane dove fu curato e rifocillato. Quando dopo molte ore si risvegliò dal sonno ristoratore riconobbe Athos, che era stato per un periodo suo compagno d'armi, e rimase esterefatto da Beatrice, ascoltò in silenzio tutta la storia della giovane e in cuor suo invidiò Athos perchè era stato il primo a conoscerla. Orlando era anch'egli un bel giovane, alto chiaro di carnagione, rosso di capelli e di barba e i lineamenti del viso un pò rudi, a differenza di Athos che aveva il viso dolce ma non per questo meno simpatico. Si mise a raccontare di guerre, di re Filippo III, di tutti i patimenti sofferti .-"Quanto mi sono mancati i manicaretti di mia madre, e questo letto morbido e pulito"- soleva dire spesso - E quanta fame ho patito. "Ormai è finita Orlando, sei a casa tua, non pensarci più. -rispondeva Teresa -E un uomo in casa fa proprio comodo vero Beatrice?"- "Si è vero"- rispose arrossendo, ma l'idea di essere nella stessa casa con un giovane sconosciuto la metteva in imbarazzo, decise che sarebbe stato opportuno fissare la data delle sue nozze, ma pensava sempre più sovente a sua padre e a sua madre e si sentiva molto triste, sapeva di amare Athos, ma non avrebbe mai potuto farle riavere il suo amato castello con tutti i suoi amici! Orlando per qualche giorno si riposò poi dopo essersi rimesso in forze decise di riaprire la bottega di maniscalco, che era stata un tempo di suo padre, e che aveva lasciato per partire. Il lavoro riprese subito bene e i giorni passavano sempre più in fretta. Beatrice aveva fissato le nozze per la festa dell'estate che cade ogni anno alla terza domenica di giugno. Per l'occasione ogni abitante contribuisce alla festa, cucinando, fabbricando, aiutando in ogni modo, poi ci sarebbe stato il grande ballo nella grande piazza del mercato, ballo che era atteso da tutti i giovani poichè avrebbero avuto modo di poter conoscere qualche bella figliola. Alla fine della festa ci sarebbe stato il grande falò al quale nessuno sarebbe mancato per nulla al mondo. Consisteva in una grande catasta di legna a cui veniva dato fuoco, la si faceva ardere per tutta la notte , ma allo scoccare della mezzanotte tutte le coppie di fidanzati riuniti attorno al grande fuoco tenendosi per mano dovevano vedere da che parte il vento portava le faville, se verso oriente o verso occidente, avrebbero così capito se il raccolto fosse stato buono e se le future coppie avrebbero avuto figli. Orlando non era per nulla contento della decisione di Beatrice. Purtroppo per lui si era invaghito della giovane fanciulla e avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedire il matrimonio. Avrebbe dovuto togliere di mezzo Athos pensò, ma come fare? - "Senza più lui intorno Beatrice si accorgerà di me, devo allontanarlo da qui."- Athos e Beatrice all'oscuro della macchinazione di Orlando, seguitarono a fare preparativi per l'imminente cerimonia, finchè un giorno Orlando chiamò Athos nel suo laboratorio: - Athos amico mio, ti ho mandato a chiamare perchè ho bisogno di un favore da te. - Se posso aiutarti lo farò volentieri- rispose egli. -Dovresti recarti da parte mia al villaggio più vicino perchè ho bisogno di alcuni arnesi da lavoro che fabbricano solo laggiù ed io come sai ho molto da fare in questi giorni anche per la festa dell'estate e non posso proprio muovermi, ed ho urgente necessità di quegli arnesi, così mi chiedevo se tu potresti andarci al posto mio, in un paio di giorni saresti di ritorno, che ne dici?. Athos era molto impacciato, non voleva fare una scortesia all'amico ma mancavano solo quattro giorni alla cerimonia e avrebbe voluto essere riposato per quel giorno, ma d'altra parte non poteva deludere il figlio di colei che aveva ospitato la sua futura sposa per anni. - "Orlando il favore che mi chiedi è molto grande, ho pochi giorni anch'io a mia disposizione, ma per te farò questo viaggio." -"Grazie Athos, mi togli proprio da un impiccio." - Il giovane spiegò all'amico dove doveva andare e cosa fare, poi lo lasciò andare a salutare Beatrice, la quale rimase meravigliata ma accettò con garbo la proposta di essere lasciata per un paio di giorni. -"Stai attento, amor mio e torna presto"- disse abbracciandolo forte. Athos per risparmiare tempo partì subito, il suo cavallo era velocissimo e se non ci fossero stati intoppi avrebbe fatto anche prima di due giorni a tornare. Orlando nel frattempo si era messo d'accordo con alcuni briganti del villaggio vicino, avrebbero dovuto rapire Athos, tenendosi come compenso la sacca con il denaro che sarebbe servito a pagare il fantomatico artigiano, e che Orlando aveva abbondantemente riempito. E cosi fu. Quando Athos pensava di aver ormai raggiunto il villaggio dopo un'estenuante corsa a cavallo, si vide fermare da quattro brutti ceffi che, in men che non si dica, riuscirono ad immobilizzare il giovane che urlava come un dannato:-" Vigliacchi, voi siete in quattro contro uno, che volete da me, non sono miei quei denari, che volete, lasciatemi andare, vi pagherò...lasciatemi andare."- I briganti non erano della stessa opinione, imbavagliarono Athos e lo trascinarono in una grotta che era nei pressi. Orlando intanto già assaporava la vittoria su Beatrice che poverina era all'oscuro di tutto. Passati i due giorni previsti Beatrice non vedendo tornare il suo futuro sposo incominciò a preoccuparsi. Torcendosi le dita camminava avanti e indietro per la cucina chiedendo a Teresa cosa poteva essergli successo. - "Non avrebbe dovuto andare da solo così lontano."- ripeteva. Orlando, facendo finta di essere dispiaciuto quanto loro diceva:- -"Non drammatizzate donne, vedrete che arriverà, avrà avuto dei contrattempi, se entro domani sera non arriva andrò a cercarlo, ma vedrete che torna, gli si sarà azzoppato il cavallo comunque Athos è un uomo di guerra, saprà cavarsela da solo, domattina arriverà"-. Beatrice non era convinta, temeva il peggio, sarebbe andata lei stessa a cercarlo se non fosse tornato. Passò una notte molto agitata, sognò del castello, del perfido Amos, di Athos che era finito in un burrone, si svegliò di soprassalto madida di sudore e si mise a piangere per la paura di perdere l'unico che avesse mai amato dopo i suoi genitori. Fuori incominciava ad albeggiare e si ripromise di non stare a piangere ma di darsi da fare, non sarebbe stata li ad aspettare Orlando! Si recò nella stalla e cercò il suo eterno amico Camillo, che in questi anni era sempre con Beatrice, ma preferiva vivere una vita riservata dato che la fanciulla non aveva più avuto bisogno di lui, e si era fatto anche lui una bella famigliola, con una graziosa moglie e tanti piccoli gufini. - "Gufo amico mio, che devo fare?, Che vita disgraziata è la mia, tutto ciò che amo viene distrutto, prima ho perduto il castello, i miei genitori e adesso anche Athos. Camillo, tu sei l'unico che mi sei sempre stato fedele cosa mi consigli?" -Beatrice cara, ne abbiamo passate insieme, passeremo anche questa vedrai, ma prima di fare qualsiasi cosa voglio chiarirmi un po' le idee, vado un po' in giro, forse qualche mio amico saprà dirmi qualcosa, aspettami qui."- E così dicendo spiccò il volo e andò in direzione del villaggio vicino. Beatrice era distrutta, non aveva riposato per niente ed era a pezzi. Dopo alcune ore il gufo tornò, era stanchissimo, non riusciva neppure a rispondere a tutte le domande che le faceva Beatrice. -" Allora Camillo che hai saputo, dimmi che è successo, parla dai !"- Con il cuore in gola per l'affanno rispose:- "Fammi riprendere il fiato almeno, Athos sta bene, l'ho saputo dal corvo, che l'ha saputo dal fringuello che l'ha saputo...va beh non importa, è stato rapito e adesso si trova vicino al villaggio ma non si sa dove."- Beatrice per poco non svenne, capì che da sola non poteva farcela, aveva bisogno di aiuto. -"E ora che facciamo Camillo, che posso fare io da sola?- "Abbi fiducia, qualcosa succederà"- rispose il gufo. Beatrice uscì in lacrime, era disperata, pochi si erano salvati dai briganti e Athos era solo contro tutti, si avviò verso casa, ma quando fu vicino alla piccola chiesetta vide la porta aperta ed entrò, era sola, s'inginocchio' davanti al crocefisso e pregò: -"Signore, ho fatto molti sbagli , non avrei dovuto uscire dal castello, e ora me ne pento, amo moltissimo Athos, ma ti chiedo di farlo tornare a casa sano e salvo ed io rinuncerò anche ad essere sua sposa, ma fa che torni... Così sia."- Uscendo si sentì più sollevata anche se non sapeva più cosa fare. Orlando quando vide Beatrice così sofferente e Teresa sconsolata si pentì di tutto quello che aveva fatto e decise di andare ad aiutare il povero Athos. Capì solo in quell'istante che con la forza Beatrice non avrebbe mai potuto amarlo. -" Vengo anch'io" - disse subito la fanciulla appena entrata in cucina dove Orlando si stava preparando ad uscire- "Ma Beatrice sei pazza, cosa dici, non puoi venire, c'è molta strada da fare e poi una donna sarebbe troppo d'impiccio!"-" Non è vero, so cavalcare come te, al castello lo facevo tutti i giorni!"- "Ho capito, so che sarebbe inutile insistere perchè mi seguiresti ugualmente, bene se così hai deciso andiamo e speriamo di arrivare in tempo per la cerimonia di domani."- Teresa che aveva ascoltato la conversazione dei due ragazzi era molto preoccupata, ma sapeva quanto erano cocciuti entrambi, diede loro la benedizione e li accompagnò con lo sguardo finchè scomparvero all'orizzonte. Ci vollero molte ore per arrivare nel punto dove fu rapito Athos, e Orlando si accorse subito che non c'erano uomini di guardia in giro, qualcosa doveva essere andato storto egli aveva dato ordine di tenere Athos sorvegliato per quattro giorni dopo di chè avrebbero potuto lasciarlo libero, senza il cavallo, ma ora non vedeva nessuno. -"Che c'è Orlando, perchè ci siamo fermati qui? Hai visto qualcosa?"-" No, no ,non ho visto niente ma il fatto è che i cavalli sono stanchi e noi pure, riposiamoci all'ombra di quegli alberi laggiù poi riprendiamo"- Era piuttosto preoccupato, non sapeva che fare, i briganti non erano stati ai patti e chissà dove era finito Athos, come poteva fare a ritrovarlo senza insospettire Beatrice? Stava pensando ad una soluzione, quando sentì un flebile lamento provenire dall'alto, guardò Beatrice che nel frattempo si era appisolata dalla stanchezza, poi tese di nuovo l'orecchio ma non sentì più nulla. -"Eppure mi sembrava di aver sentito un rumore"- disse fra se, si arrampicò per alcuni metri su per la collina quando vide un'apertura dietro un cespuglio, e da lì sembrava provenisse quel lamento, si fece largo tra gli arbusti ed entrò, restò di stucco nel vedere Athos lacero, ammaccato e legato come un salame. - "Athos!"- Urlò. Il giovane ormai sfinito girò lo sguardo e anch'egli fu molto meravigliato di vedere Orlando in quel posto. -Orlando, amico mio, è la provvidenza che ti manda, ma come hai fatto a trovarmi, ormai mi credevo morto , qui in questa grotta nessuno avrebbe mai potuto trovarmi e Beatrice come sta?- "E' qui con me si è addormentata ora fai piano, appoggiati a me, vedo che sei piuttosto malconcio, piano, così...usciamo....vieni. "- Athos era un ragazzo forte e i briganti avevano proprio dovuto usare le maniere forti per fermarlo, anche se avevano ordine di non fargli male. Quando furono arrivati la fanciulla era ancora addormentata e grande fu la sorpresa nel vedersi davanti i due giovani quando riaprì gli occhi. -"Athos sei qui, sei vivo, Dio sia lodato, come stai? Ma cosa ti hanno fatto, sei pieno di lividi.- "Si è vero sono un po' ammaccato ma passerà, ora dobbiamo correre a casa poichè domani è il gran giorno , poi ti spiegherò tutto quanto, per fortuna grazie ad Orlando posso ancora raccontarti la mia disavventura, poteva andare peggio! Mi spiace per i tuoi denari Orlando, mi hanno preso tutto!- "Egli non replicò si sentiva troppo in colpa. I tre ragazzi salirono a cavallo, Athos e Orlando insieme e Beatrice di fianco che pensava alla promessa che aveva fatto in chiesa, ora era felice, ma non avrebbe più potuto sposare Athos. Nel frattempo al villaggio fervevano i preparativi poichè nessuno si era ancora accorto della sparizione di Beatrice e Orlando. Quando vi arrivarono era l'alba erano tutti e tre sfiniti, Teresa corse loro incontro, gli abitanti di Lagoscuro erano ancora immersi nel sonno, ma ancora per poco e poi tra meno di tre ore sarebbe iniziata la grande festa dell'estate e con essa il fastoso matrimonio di Athos e Beatrice, ormai tutti amavano la ragazza e ognuno si era ripromesso di collaborare al fine di fare del matrimonio una cerimonia da favola, quella di Beatrice, -"Così,- dicevano molti - "E' come se fosse al suo palazzo.- Ma ella era triste, ancora una volta si era cacciata in un guaio per far di testa sua, decise perciò di affrontare Athos e di spiegargli ogni cosa. -Athos, amor mio ti devo parlare..." -Beatrice, abbiamo poco tempo, devo ancora fare un sacco di cose e..."- "No Athos, non ci sarà nessun matrimonio"- Ma che dici, sei impazzita, va bè che sei nervosa, come tutte le novelle spose, ma ora esageri, non ti pare?"- "No Athos è la verità, non è che non voglio sposarti, sedetevi anche voi Teresa e Orlando, vi spiegherò tutto." Tra le lacrime Beatrice spiegò della promessa fatta in chiesa, e da buona cristiana aggiunse che doveva mantenere quella promessa. -"Se fossi rimasta al castello tutto questo non sarebbe successo, non so perchè ma riesco sempre a ficcarmi in qualche pasticcio, Athos io ti amo veramente, non ho mai amato nessuno come te, ma purtroppo dobbiamo finire qui la nostra storia, almeno ci fossero qui i miei genitori...."- In quell'istante si udì un grande boato, spaventati a morte uscirono tutti per vedere cos'era successo e...meraviglia delle meraviglie restarono tutti a bocca aperta nel vedere che laggiù in fondo al villaggio di Lagoscuro, accanto al boschetto dove erano atterrati Beatrice e Camillo stava scendendo, attorniato da nuvole d'oro il castello di re Mikos. "-Lo sapevo, lo sapevo che sarebbe successo, lo sapevo che prima o poi ce l'avremmo fatta."- gridava e rideva a crepapelle Camillo che nel frattempo si trovava nei paraggi. -"Ma che dici?"- Chiese Beatrice, non capisco, che significa tutto ciò?"- "Ma non ti ricordi com'era l'incantesimo che fece Skorpios? L'incantesimo sarebbe stato annullato da una forza superiore alla sua, e quale forza può essere più forte di tutti?" - Beatrice che ancora non capiva lo guardava stupita- "Ma non capisci, l'amore, L'A-M-O-R-E- è la forza che ha rotto l'incantesimo, per amore avresti rinunciato alle nozze con Athos, perchè per amore hai promesso di non sposarlo più se si fosse salvato. Hai capito ora? Evviva, evviva" urlò ancora Camillo e tutti in coro gridarono - "Evviva, evviva" - Ma Beatrice era ancora confusa, con il suo gesto era riuscita a far tornare il castello sulla terra, ma certamente non poteva sciogliere il voto che aveva fatto e lo disse ai suoi amici. A questo punto Orlando, che aveva taciuto fino a quel momento decise che non poteva più restarsene zitto. Dal tronde la colpa era sua. Raccontò quindi per filo e per segno del rapimento e del motivo che l'aveva spinto a fare quel gesto. Athos e Beatrice rimasero molto male pensavano che Orlando fosse loro amico, ma con la bontà che li distingue e siccome il motivo della pazzia del ragazzo era ancora una volta l'amore, lo perdonarono. Dopo di che si apprestarono ad accogliere nella povera casa di Teresa le loro maestà, i genitori di Beatrice, che ascoltarono con interesse e gioia la lunga storia della fanciulla, dando l'approvazione alle sue nozze. Beatrice accettò a patto che si fosse svolta non nel castello ma nel villaggio che l'aveva ospitata per due anni e dove tutti avevano imparato a volerle bene. Il Villaggio di Lagoscuro era in gran fermento ,ogni cittadino aveva in qualche modo collaborato affinchè fosse una magnifica cerimonia. E il gran giorno arrivò. La strada che conduceva dalla casa di Teresa alla chiesa era stata tutta ornata di fiori e di bandiere, il sarto aveva cucito il vestito più bello che avesse mai fatto in vita sua color del cielo, con uno strascico così lungo che ci vollero sei paggi per tenerlo. Athos l'aspettava davanti alla grande porta intarsiata e come tutti gli sposi era un po' nervoso, quando da lontano la vide arrivare restò a bocca aperta, non aveva mai visto creatura così bella, difatti già era bella per natura, ma quel giorno era raggiante. Squilli di trombe l'accompagnarono in chiesa al fianco del padre e tutto il villaggio, invitato alla festa era in religioso silenzio per ascoltare il fatidico si dei due giovani. La cerimonia ebbe inizio e il frate formulò la solenne domanda:- Vuoi tu Athos prendere per tua legittima sposa madamigella Beatrice...."-SI"- rispose egli d'un fiato. - "E Vuoi tu Beatrice prendere per tuo legittimo sposo cavalier Athos...." la fanciulla come un po' smarrita si voltò a guardare i suoi genitori, che le sorrisero e annuirono con un cenno del capo. Tutti erano con il fiato sospeso aspettando la risposta di Beatrice, e quel silenzio fu spezzato da un lieve, quasi impercettibile "SI" che rimbalzò tra i muri della chiesa e uscì dal villaggio per farsi sentire in tutto il mondo. Tutto il villaggio all'unisono si congratulò con i due sposi urlando la loro gioia e buttando in aria cappelli e fiori. E i due sposi sottobraccio si avviarono verso il castello che aveva ritrovato una nuova dimora. Re Mikos e la regina Stella regnarono ancora per molti anni nel loro maniero, dal quale finalmente si poteva entrare ed uscire a piacere. Amos fu messo a badare ai cavalli nelle scuderie, dove c'erano gli amici di Beatrice Nico e Bruco. Teresa, che era sempre stata così buona fu nominata dama di compagnia e potè stare sempre con Beatrice, mentre il nostro caro, simpatico Camillo fu nominato gufo saggio a tutti gli effetti, con tanto di diploma, e visse con la sua famigliola in un angolo del castello. Athos e Beatrice, i nuovi principi, regnarono per sempre sul villaggio di Lagoscuro felici e contenti. FINE